Allo scoprimento della lapide      di Antonio Tranzillo

Esattamente 7 giorni fa - il 27 gennaio 2006 - la Comunità internazionale ha celebrato la Giornata della Memoria con il duplice scopo di "non dimenticare" e di "far conoscere ai giovani...".

Il rito che stiamo celebrando questa sera, in questo luogo della nostra Ercolano, ha lo stesso duplice scopo: "non dimenticare " e "far conoscere ai giovani" delle generazioni future la figura di Monsignor Giuseppe Matrone, sacerdote e parroco di Ercolano, nato proprio qui, in questo vicoletto dove, in una grotta, si conserva l'immagine della Madonna di Lourdes, la Vergine Maria, alla quale Egli si è sempre raccomandato e alla quale ha affidato, prima di ogni altra cosa, il popolo che aveva avuto la responsabilità di guidare durante il suo lungo servizio sacerdotale e pastorale.

"Non dimenticare", cioè "ricordare" !

E il nostro ricordo, questa sera, non vuole avere niente di nostalgico, perché la nostalgia è semplicemente uno stato di malessere causato dal desiderio dì una cosa o di una persona lontana o perduta: è addirittura un sentimento di dolore, come dice chiaramente "algìa", il secondo elemento della parola. Ma, di più, la nostalgia è un sentimento effimero, che dura poco e che non ci appartiene questa sera, perché è un sentimento che non trasporta nella Memoria, che non trasferisce nella Storia. La Memoria è invece il ricordo, ovvero la presenza ideale che un fatto o una persona lasciano di sé.

E qual è questa presenza ideale, qual è il ricordo che ci ha lasciato Monsignor Matrone?

Vedete, quando si vive e si opera con certe responsabilità, come quelle che fanno parte del servizio pastorale di un sacerdote ed in particolare di un parroco, l'opera che il Pastore deve svolgere implica, innanzitutto, la costruzione di un "Tempio", che non è fatto, però, solo di pietre, anzi è fatto soprattutto di carne, di intelligenze, di cuori, di anime... di persone insomma!

Certo, si può scegliere di occuparsi primariamente della costruzione delle pietre, mettendo in secondo piano l'uomo.

Alla scomparsa del Pastore, questo porterà le persone al sentimento cui ho fatto cenno prima, cioè alla nostalgia, in quanto la costruzione delle pietre è una cosa appariscente, immediatamente visibile e che fa dire, facilmente, al popolo distratto e sviato "Quando c'era lui..." Ma questo è l'effimero! E non porta nella storia...!

Si può scegliere, invece, di occuparsi primariamente ed in modo assoluto, come ha fatto sempre il nostro Monsignore, della costruzione dell'Uomo, trasmettendogli quei valori ed insegnamenti che valgono per tutta la vita e che saranno ben custoditi, e sono questi che si trasformeranno in Memoria e solo questi onoreranno il ricordo, appunto la memoria di una persona.

E la presenza nostra, numerosissima, qui, questa sera, appunto sta a testimoniarlo ancora una volta.

Ma tutto questo lavoro di educatore di anime, di costruttore di coscienze civili e religiose, Monsignore l'ha iniziato - va ricordato - in un periodo postbellico, in cui il 70% dei cittadini dell'allora Resina si distingueva per l'analfabetismo o perché affollava le carceri di Poggioreale, e lo ha portato avanti per ben 60 anni di servizio sacerdotale, trasmettendo continuamente il messaggio, sempre attuale, che "Dio è Amore", "Dio è Carità".

Concludo sottoponendo alla vostra attenzione le parole che pronunciò Mons. Giovan Battista Alfano in occasione del 1" anniversario della morte di Mons. Gennaro Aspreno Galante. Egli disse: "Carissimi, l'uomo muore quando è dimenticato. Monsignore per noi non è morto, non deve morire... Un gruppo di amici ne eternerà fra breve la memoria su questa lapide".

Ed è lo stesso motivo per cui questa sera ci siamo raccolti come Comunità cittadina, civile e religiosa:

PER NON DIMENTICARE, MA PER UN PERENNE RICORDO!

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